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mercoledì 27 maggio 2009

Paulo, e le ragioni di un suicidio.

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Il mio amico e vicino di casa Paulo Rocha, domenica scorsa, fra le 22.00 e le 22.30 ha deciso di togliersi la vita, e lo ha fatto impiccandosi nella mia corte, davanti alla mia scala, in modo che tutti vedessero.
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Smaltita, più o meno, l’emotività dovuta allo shock iniziale (è rimasto lì un’ora intera, mi sarà difficile cancellare quell’immagine), ho riflettuto molto sulle ragioni di questo gesto estremo. Isolare una persona, non parlargli, non chiedergli semplicemente “come stai?”, non salutarla nemmeno passandogli affianco dando troppo peso ai pregiudizi piuttosto che parlargli direttamente, condannarlo per errori commessi molto tempo prima..
...sono atteggiamenti che, in una persona fragile, possono portare automaticamente all’autoesclusione, in alcuni casi al farsi del male magari con l’alcool, e poi…
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Il circolo vizioso è semplice da capire: una persona fragile può cadere nell’alcolismo perché isolato, per poi essere ancora più isolato dai suoi concittadini perché cade nell’alcolismo. Nelle persone più forti, attaccate alla vita, l’isolamento da parte di chi lo circonda non porta a nessuna di queste tristi conseguenze, ma lascia comunque un segno, una ferita.
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Le persone più forti non ne hanno un merito, sono più forti per pura fortuna; guardate me, alcuni dei mie concittadini hanno provato ad escludermi, ed io mi sono addirittura candidato sindaco; ora mi salutano in tanti, il maresciallo mi stima, i commercianti anche, mi fermano nei bar per parlare, alla faccia dell’esclusione.
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Paulo non ce l’ha fatta.
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Ricordo che sabato pomeriggio, parlando di come sto reagendo contro le vessazioni della mia banca, mi aveva detto “eh ma tu sei bravo con queste cose, sai parlare, io ho solo queste”, mostrandomi le sue mani callose; le mani di una brava persona che ha sempre lavorato, ma che ha il solo problema di non essere istruito abbastanza per integrarsi in questa giungla di civiltà. Resta da chiedersi che diritto abbiamo noi di giudicare chi non conosciamo realmente, e solo attraverso un pregiudizio o, peggio, voci da bar.
Che diritto abbiamo noi di decidere autonomamente e senza alcun motivo, di non concedere neanche il nostro saluto (o, peggio, un solo sguardo) a chi non ci ha fatto mai nulla. Verrebbe davvero spontaneo urlare “chi è senza peccato, scagli la prima pietra”.
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Addio Paulo, io non dimenticherò.

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