Libertà è partecipazione!
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martedì 29 giugno 2010

Libertà è partecipazione... già, ma che vuol dire?

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"Fare rete" è un’espressione che nasce dall’utilizzo di internet, ma può trasformarsi in qualcosa di molto, molto più concreto.

L’Italia è in democrazia da poco più di 60 anni, una democrazia rappresentativa nella quale poche persone vengono delegate da molte a portare avanti il paese nel miglior modo possibile. Il problema è che questi pochi eletti hanno capito, essendo tutt’altro che ingenui, che l’atto della delega è rimasto fine a sé stesso, e non è stato seguito da un successivo controllo da parte dei deleganti, ovvero noi.
Per spezzare questo meccanismo bisogna partire dal basso, con movimenti autonomi dalla politica, che abbiano il compito di affrontare problemi veri, quotidiani, senza perdersi nelle logiche poltronaie dei partiti.

Questi movimenti possono rappresentare ognuno il proprio territorio, ma è fondamentale che tessano una rete di contatti fra loro, laddove è possibile condividere alcune iniziative, al di là delle ideologie.
Ed ecco perché, come comitato Progetto Vailate, stiamo entrando in contatto con le realtà locali del nostro territorio; sostenere le iniziative di altri comitati è il presupposto per creare un intreccio di rapporti basato sull’azione concreta, e laddove vi sia uno scambio reciproco, allora ci sarà anche un arricchimento reciproco.
Il rischio è quello di una ipocrisia di fondo finalizzata alla sola pubblicità del proprio gruppo, ma è un rischio che va debellato; l’obbiettivo, ricordiamoci, della collaborazione può essere molto più nobile che non farsi banalmente pubblicità.

Come nuova generazione, che ha ricevuto in eredità un Paese con enormi potenzialità eppur martoriato da mostruose deficienze, abbiamo il dovere di dare inizio ad una rinascita culturale, ad un nuovo sviluppo basato su valori condivisi, e non sul pil.
Dunque, dal mio punto di vista, è importante che ciò accada collaborando con altri gruppi pur mantenendo la propria identità; una sorta di "biodiversità" dei movimenti attivisti.

I famosi delegati di cui sopra dovranno, prima o poi, rendersi conto che mettere una ics sul loro nome è qualcosa di ben diverso dal consegnare loro un assegno in bianco.
Quando vedranno decine, centinaia di gruppi tutti diversi l’uno dall’altro, uniti nel portare avanti battaglie sociali allora, forse, cominceranno a dare un valore meno frivolo al compito per il quale sono stati eletti e, forse, cominceranno a capire che se occupano posti di potere è per rappresentare davvero la nostra volontà.

Roberto D'Izzia

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